Un Vinitaly tra novità, tradizioni e la forza dei legami

Come ogni anno, anche stavolta ho partecipato al Vinitaly con l’obiettivo di raccogliere informazioni, novità, innovazioni, studi, tendenze ed anche paure – sì, paure – che muovono le aziende del settore vitivinicolo. In attesa di una delle tante degustazioni, mi sono trovato ad assistere all’intervista di un produttore. Un collega che ha posto domande con cura, assistito da un tecnico video preciso e silenzioso.

È stata proprio questa scena a farmi realizzare quanto fossi fortunato. Anche io avevo accanto il mio “compagno di merende”, come ci chiamiamo scherzosamente da anni. Con Attilio condivido una passione che va ben oltre la semplice curiosità per l’enogastronomia.

Grazie a lui, ed alla sua sensibilità fotografica, anche quest’anno ho potuto documentare al meglio le interviste ai produttori, raccogliendo storie, emozioni, racconti di origini antiche e sogni moderni. È proprio questa la bellezza del Vinitaly: non solo una vetrina del vino italiano ma un crocevia di esperienze, di tensioni e successi, di identità da difendere ed innovazioni da abbracciare.

Scrivo queste righe al termine di un Vinitaly 2025 ormai “andato nel bagaglio dei ricordi”. I numeri parlano di un’edizione vivace, partecipata e, nonostante qualche incertezza legata ai mercati esteri ed ai cambiamenti climatici, animata da uno spirito combattivo. Le aziende hanno raccontato di investimenti in sostenibilità, di attenzione crescente verso i giovani consumatori, e di un ritorno alle radici come risposta ai tempi incerti.

La preoccupazione principale è quella legata ai giovani, alle tendenze che li vedono pasteggiare con i cocktail piuttosto che con il vino, poi rifletto e mi chiedo cosa bevevo con gli amici a vent’anni. Sicuramente non pasteggiavo con un mojito ma sul tavolo difficilmente si posava una bottiglia di vino, magari tanti boccali di birra. Mi chiedo quindi quanto sia reale questo timore, non oso azzardare nello scrivere  che oggi beviamo meglio di un tempo.

Paura o meno, la tendenza per i bianchi è quella del ritorno ad un prodotto fresco, immediato e senza complessità.

Alle 08,30 con padiglioni  ancora vuoti prima tappa da Villa Matilde Avallone con un saluto a MariaIda e Salvatore, ormai veterani della manifestazione. Il 2025 è una tappa fondamentale per l’azienda che compie il centenario, onorato da un’etichetta a tiratura limitata in 1925 bottiglie,  vero omaggio al fondatore Francesco Paolo Avallone. Cento anni ci sono voluti anche per convincere la proprietà ad imbottigliare  i frutti degli ulivi piantati nella tenuta, e cosi in fiera abbiamo provato le due etichette degli olii disponibili, imbottigliati in una bellissima “fiaschetta”.

Grazie all’appuntamento preso con la complicità di Stefania Mafalda di Sm Studio, tra le più attive professioniste in PR & Media Relations, abbiamo apprezzato “le opere d’arte” della cantina St. Michael-Eppan,  tra verticali delle diverse linee di Pinot Bianco e Souvignon concludendo con quella che è tra le migliori etichette di bianco italiano, l’Appius edizione 2020.

Colonna fondamentale per il Vinitaly è anche il padiglione della Campania, sempre gremitissimo. Un veloce saluto a Marisa Cuomo che non ha bisogno di presentazioni con un brindisi al Fior D’Uva, l’abbinamento di Mozzarella di Bufala ed il nuovo rosato Aimèe proposto da Cantine Bellaria ospitali come sempre, per concludere con l’innovazione a cura delle cantine Cavalier Pepe, interessantissima l’etichetta il cui inchiostro cambia colore nel momento in cui il vino raggiunge la temperatura ideale per essere servito. Un’etichetta utilizzata per presentare il nuovo “Irpinia Rosso”,  risultato della vinificazione di uve Aglianico, Merlot e Sangiovese, coltivate nei vigneti nel cuore dell’Irpina. È un vino rosso leggero, fruttato, con tannini delicati, moderatamente alcolico da bere fresco. Quando il vino avrà raggiunto la sua temperatura ideale di servizio di 10 °C, appariranno le parole “PRONTO & PERFECTLY CHILLED”.

Nel padiglione dedicato ai vini Bio e Micro Mega Wines incontriamo Sandra Leonardo Mastella che da poco più di un anno ha fondato la “Meraviglie Sannite” con l’obiettivo di distribuire prodotti  risultato di un sapere tramandato di generazione in generazione e  realizzati con ingredienti selezionati e nel  rispetto delle antiche tradizioni del Sannio.

Il Padiglione della Toscana è diventato il Luxury Site del Vinitaly, un primo avventore percepirebbe  una tacita competizione tra le aziende nel realizzare stand sempre più grandi, attraenti ed accoglienti.

Tappa che desideravo da tempo quella senese nello stand di Vallepicciola,  interessante progetto nato a cavallo degli anni duemila che spazia tra vino ed ospitalità e tutto ciò che è nel mezzo, gestito dal direttore generale  Alessandro Cellai che ci ha ricevuto con Andrea Lopez Martinez di SM Studio. Una storia da vivere ed assaporare tra le verticali di chianti classico ed i Grand Cru dell’azienda.

Al di là dei dati, dei calici alzati e delle anteprime assaggiate, ciò che resta davvero è il valore umano. La bellezza di condividere un lavoro con chi ti capisce al volo, con chi sa stare in silenzio dietro un obiettivo e poi ride con te per una battuta fuori campo, insieme a chi sporca mani e scarpe nei campi per farci gustare vere e proprie “opere d’arte”.

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