Scrivere di un evento non è mai troppo tardi in particolar modo quando si è concluso superando tutti gli obiettivi. Con 28 mila visitatori che hanno conosciuto di 1.008 vignaioli presenti il “Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti” promosso da FIVI ed organizzato da Bologna Fiere supera i numeri del 2023 conferma il suo percorso di crescita e grazie agli eventi “Fuori Mercato”, salda il rapporto con la città.
L’area espositiva e di degustazione del Mercato, oltre alle cantine Italiane ha potuto vantare la presenza dei vignaioli europei delle associazioni nazionali bulgara e slovena appartenenti a CEVI – Confédération Européenne des Vignerons Indépendants, mentre, al padiglione 30, le 32 aziende iscritte alla FIOI – Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti, con una partecipazione più nutrita rispetto al Mercato 2023, che ha consolidato il gemellaggio stretto da FIVI e FIOI all’insegna delle produzioni agricole di qualità, artigianali e di territorio.
«Il Mercato dei Vini è un evento a cui FIVI tiene molto: come diciamo spesso, è come se aprissimo tutti assieme le nostre cantine, in un unico grande luogo», sottolinea Lorenzo Cesconi, vignaiolo e Presidente FIVI. «Nell’organizzarlo, cerchiamo di fare del nostro meglio per accogliere il pubblico. Con numeri così alti, soprattutto nella prima giornata, ovviamente qualcosa può andare storto: ma siamo certi che i visitatori siano riusciti ad apprezzare l’entusiasmo e la passione che gli oltre 1.000 vignaioli presenti al Mercato mettono nel loro lavoro e nel racconto dei loro vini. Non è stato, peraltro, un anno semplice: né dal punto di vista agronomico, né dal punto di vista di mercato», prosegue Cesconi. «Viviamo una fase complessa e, come testimoniato dal report su FIVI realizzato da Nomisma, è forte la preoccupazione dei nostri soci nell’affrontare il futuro. Per questo motivo, il successo del Mercato dei Vini è ancora più importante, per i nostri soci e per tutto il settore: quest’anno rappresenta una boccata di ossigeno davvero necessaria».
A decretare il successo del Mercato dei Vini dei Vignaioli 2024 ha contributo il programma della manifestazione, sia nei padiglioni di BolognaFiere che ‘off’. Tutto esaurito per le masterclass, realizzate in collaborazione con ALMA – La scuola internazionale di cucina italiana e con PAU – Panificatori Agricoli Urbani. Cinque gli appuntamenti promossi da FIVI che hanno avuto come filo conduttore il tema “Tempo e generazioni: passato, presente e futuro dei vignaioli italiani” ed hanno approfondito diverse punte di diamante dell’enologia italiana – dal Franciacorta al Sagrantino, dal Cannonau al Vinsanto – e le produzioni di alcune vignaiole under 40; la sesta masterclass è stata, invece, targata FIOI e ha riguardato l’olio, tra verità e falsi miti.
Grazie al “Fuori Mercato – La notte bianca dei vignaioli” organizzato da AMO – Associazione Mescitori Organizzati e alla “Notte bianca della ristorazione” ideata da Fipe-Confcommercio Ascom Bologna, decine di enoteche, cantine, bistrot e wine bar hanno messo in mescita una selezione di vini dei soci FIVI, mentre altrettante cucine sono rimaste eccezionalmente aperte fino a mezzanotte, per accogliere i produttori e i wine lover.
Una sorta di abbraccio collettivo che ha sancito definitivamente l’ingresso del Mercato di FIVI e BolognaFiere tra gli eventi più amati e attesi dai bolognesi.
Il Mercato dei Vini è stato, inoltre, l’occasione per rendere omaggio ai vincitori del Premio “Vignaiolo come noi”, assegnato quest’anno al capitano della Virtus e campione NBA Marco Belinelli, e del Premio “Leonildo Pieropan”, dedicato alla memoria di uno dei fondatori di FIVI e attribuito a Sergio Mottura, vignaiolo nel Lazio.
Mi trovo bene tra i banchi e le aziende del FIVI, il mio intendo giornalistico è dar voce ai piccoli produttori che non sempre trovano spazio tra le grandi realtà mediatiche benché siano spesso quelle aziende più attente al territorio, al rispetto ed alla cura del prodotto.
E’ difficile parlare di tutti se non dividendoli per anno, scegliendo una rappresentanza regionale che mi ha portato a fermarmi in primis tra le montagne del Trentino con una breve intervista ad Alvise Spagnolli, figlio di Francesco e Susi, uno dei produttori più interessanti della zona, a seguire nelle terre del prosecco con i fratelli Andrea e Matteo Miotto, in Oltrepò Pavese con Ottavio titolare di Dezza 1890, in Toscana con Serena Coccia di Podere Castellinuzza, in Molise con Vincenzo Cianfagna titolare dell’omonima cantina ed infine, in Campania, con il produttore di olio Francesco Pepe.
Alvise Spagnolli è una persona disponibile, simpatico e molto preparato. Rappresenta l’orgoglio di ogni genitore, ha studiato lontano, nonostante sia cresciuto tra i filari, si è laureato in Ingegneria energetica” presso il Politecnico di Milano, inizia la sua carriera di ingegnere in modo brillante, ma nel suo animo si sostanzia ben presto l’impetuoso desiderio di ricongiungersi con la campagna, mai dimenticata, e fa ritorno brillantemente in azienda. Ma non è solo il lavoro ed il vino nel suo animo, gli brillano gli occhi quando racconta della famiglia come dire, “il lavoro prima di tutto, la famiglia prima del lavoro”. Il progetto Spagnolli è uno stretto connubio tra logos e techne, il “sapere” che si concreta nel “saper fare”, e Disìo (lo spumante di punta) ne rappresenta la pietra angolare.
Andrea e Matteo Miotto seguono le orme tracciate dal papà Valter per costruire una realtà moderna ma con un forte legame con la propria terra. Come spesso accade nascono come azienda agricola che nel tempo ha creduto nella viticoltura e nel fare vini che producono rispettando le loro origini, con prodotti di tradizione attraverso visioni moderne e fresche. Ho ancora il ricordo al palato dell’ottimo Rive di Colbertaldo Brut Nature Valdobbiadene Docg.
Ottavio rappresentante della quarta generazione di vignaioli, è un nobile d’animo, solare a tratti raggiante, ci incuriosisce la voglia nel voler raccontare del restiling dello stemma di famiglia che è riportato del logo aziendale e che, attira la nostra attenzione, immediatamente surclassata dalla degustazione del Rosaè VSQ Metodo Classico un Pinot Nero Rosato che supera ogni aspettativa.
Anche Serena segue le orme del papà Paolo Coccia, titolari del podere Castellinuzza dal 1962. Paolo è vignaiolo ed anima pulsante del Podere, con alle spalle oltre 70 vendemmie effettive, grande appassionato, esperto e conoscitore del territorio di Lamole, una famiglia tutta al femminile , Luisa prende tutti per la gola con la sua cucina squisita, Antonella è la depositaria dei detti antichi e della storia familiare mentre Martina è un vulcano allegro sempre in movimento. La cura attenta e scrupolosa della qualità occupa da sempre il primo posto nella filosofia aziendale. Un Amore sconfinato per la Natura e la Terra in un dialogo ancestrale e forte che si rinnova con il ritmo dello scorrere del tempo. Il Chianti Classico Riserva Docg biologico che abbiamo degustato è un’etichetta da custodire gelosamente in cantina ed aprire soltanto con veri Amici.
L’avventura si ferma in Molise con l’azienda Gianfagna attirati inizialmente dai nomi e dalle rappresentazioni delle etichette tutte in memoria del passaggio dei Templari nelle terre dei vigneti. Aglianico lavorato con eccellenza, Il Militum Christi è ottenuto dalla raccolta tardiva delle uve mentre Sator Gran Maestro, provato in più annate, con invecchiamenti che danno vita ad un prodotto sublime, è prodotto solo in annate eccellenti con uve tintilia sempre raccolte tardivamente.
L’azienda agricola Francesco Pepe nasce a Luogosano, un piccolo borgo irpino di appena 1164 abitanti; la denominazione dell’impresa è proprio un omaggio alle radici della famiglia; da Francesco padre di Fiorentino, a suo nipote Francesco, a sancire il ciclo della vita e dell’unione familiare; l’olivo non poteva che essere il simbolo di questo ciclo, di rigenerazione e rinascita che con la sua tenacia accompagna gli uomini nel loro cammino. Oggi l’azienda si sviluppa su circa 12 ettari sui territori confinanti di Luogosano, Sant’Angelo All’Esca e Fontanarosa; nel corso degli anni sono stati ripresi alcuni vecchi oliveti in decennale abbandono. Qui olivi secolari di Marinese ed Olivella abitano la ricca terra che li supporta nei rigidi inverni irpini e nelle calde e assolate giornate estive. Ad oggi l’azienda produce e commercializza oltre ad una linea convenzionale e di alta qualità, anche due monocultivar, Ravece e Marinese, di cui quest’ultima è anche Presidio Slow Food.
Entra in letardo questo viaggio nell’attesa di risvegliarsi al prossimo autunno in occasione del “Mercato 2025”.